Efficienza di pedalata: Corone ovali e lunghezza della pedivella

17.07.2024

La ricerca del miglioramento della performance non riguarda solo la scelta del miglior assetto a sé stante, ma anche quella dei migliori componenti dell'insieme. In commercio, esistono diverse componentistiche messe a disposizione dell'atleta e possono essere impiegate per due obiettivi: il miglioramento della prestazione e l'incremento del comfort in bicicletta. Lo scopo di questo paragrafo è analizzare gli elementi che mirano a incrementare la performance, quindi l'efficacia della pedalata. Qualsiasi setting, oltre alla modifica dell'assetto, può mirare alla sostituzione di due componenti fonda-mentali: la scelta della lunghezza di pedivella e l'inserimento di una corona ovale.

La Pedivella

Riguardo alla scelta della lunghezza di pedivella, bisogna considerare il modello di prestazione e l'eventuale stress articolare da questa causato, rammentando che la pedivella incide sulla postura globale del soggetto in bicicletta. La lunghezza della pedivella deve consentire di ottenere, da un lato, la migliore efficacia di pedalata e, dall'altro, l'assenza d'incrementi oscillatori da parte dell'anca. Sta di fatto che una lunghezza eccessiva di pedivella determina una riduzione dell'angolo di flessione dell'anca; connotato che potrebbe determinare una maggiore oscillazione pelvica e un maggiore stress a livello coxo-femorale. Il secondo distretto anatomico coinvolto è il ginocchio. Alcuni studi suggeriscono che l'incremento della lunghezza di pedivella può determinare un maggiore carico a livello articolare e, a causa di una maggiore flessione del ginocchio, in fase di spinta. Modificare la lunghezza di pedivella può alterare anche la relazione tra momento di forza applicato in fase di spinta e massima potenza erogata. Diversi studi convengono nell'affermare che le pedivelle più corte favoriscono l'aumento della cadenza e della massima potenza negli sprint. Altre ricerche, invece, non hanno evidenziato differenze rispetto a quelle abitualmente utilizzate dai ciclisti, suggerendo che la modifica delle pedivelle deve essere inclusa in una valutazione globale del setting adottato dal ciclista. Determinare la lunghezza ideale di pedivella prevede uno studio incrociato tra dati cinematici e dinamici: i primi devono suggerire l'assenza o il mancato incremento oscillatorio dell'anca e devono dimostrare il miglioramento del ciclo di pedalata; l'analisi dinamica, invece, deve dimostrare che la lunghezza di pedivella scelta sia a favore di un incremento dell'efficienza di pedalata che, come visto precedentemente, che può essere valutata in laboratorio tramite valutazione delle forze applicate durante la pedalata

Riassumendo possiamo asserire che:

 • La scelta della pedivella deve essere valutata necessariamente in una visione d'insieme. Analizzare solo gli aspetti dinamici di pedalata, ignorando dati cinematici, porta l'operatore a proporre modifiche al setting che potrebbero predisporre il ciclista a infortuni

• La scelta della pedivella deve tenere conto anche del modello di prestazione dell'atleta. Competizioni diverse richiedono applicazioni di potenza e cadenza di pedalata diverse. La pedivella deve consentire di esprimere la migliore efficienza di pedalata a cadenza e potenza quanto più specifiche per il tipo di gara. 

• Le pedivelle più corte consentono di esprimere una maggiore cadenza di pedalata negli sprint e questo porta a incrementare la massima potenza erogata. 

• Le pedivelle più corte sembrerebbero la scelta più vantaggiosa in competizioni che presentano rilanci, sprint e accelerazioni continue.

Le corone ovali

Oltre alla scelta della lunghezza di pedivella, l'analisi biomeccanica può analizzare l'efficacia della pedalata favorita da diversi design di corone, definite in letteratura Q-Ring.

Teoricamente, l'impiego di una corona ovale potrebbe favorire due componenti biomeccaniche

• Incremento dell'applicazione di forza tangenziale durante la spinta. 

• Riduzione dei punti morti di pedalata. 

Durante la pedalata, non appena si supera il punto morto superiore, la forza tangenziale aumenta progressivamente e arriva alla sua massima espressione tra i 90°-110°. Quando la pedivella si trova nel punto di massima spinta tangenziale, il braccio di leva è favorito dal maggiore diametro di corona, che implementa il momento di forza consentendo all'atleta di massimizzare la resa in fase di spinta. Il secondo vantaggio meccanico è rappresentato dalla riduzione delle fasi 0 nei punti morti superiori e inferiori. Meccanicamente, quando la pedivella si trova a 180° o a 360°, il momento di forza è nullo. In questo caso, il maggior diametro di corona consente di implementare il momento di forza con conseguente riduzione delle fasi 0.
Rispetto a quanto affermato, esistono vantaggi teorici evidenti nel montare una corona ovale, anche se la letteratura scientifica in materia di Q-Ring appare del tutto contrastante. Difatti, alcune ricerche hanno dimostrato un effettivo miglioramento delle prestazioni nei ciclisti che decidono di adoperare le Q-Ring (Hue et al., 2001; Santalla et al., 2002), mentre altri non hanno riscontrato differenze significative (Belen et al., 2007; Cordova et al., 2014). Modificare la corona apporta variazioni allo schema motorio della pedalata, costringendo l'atleta a reclutare gruppi muscolari diversi rispetto alle corone circolari. Appare quindi evidente che sia necessario prevedere un periodo di adattamento allo schema di pedalata, prima di fare una qualsiasi considerazione sull'eventuale economicità di pedalata. Per quanto riguarda invece il beneficio meccanico, la letteratura afferma che la corona ovale può migliorare l'applicazione della forza durante gli sprint (Hue et al., 2001; Mateo-March et al., 2014; Hintzy et al., 2016). 

In una visione d'insieme, si può affermare quindi che

• Le corone ovali possono apportare miglioramenti biomeccanici durante la pedalata; aspetto favorito dall'incremento di forza tangenziale durante la fase di spinta e dalla riduzione dei punti morti di pedalata. 

• L'efficacia della corona ovale deve essere valutata sull'atleta con l'analisi dinamica, in quanto il punto di massima spinta tangenziale varia da atleta ad atleta e il design della corona deve rispecchiare lo schema di pedalata del ciclista che si testa. 

• La corona ovale sembra apportare benefici a cadenze di pedalata elevate o comunque a cadenze di pedalata "fisse". Montare una corona ovale, senza tener conto del modello di prestazione dell'atleta può portare a modificare la corona senza che effettivamente questa offra beneficio

Tutte le competizioni, ad eccezione dei Time Trial, presentano variabilità nella cadenza di pedalata. La valutazione dell'efficacia di pedalata con analisi dinamica deve tener conto non solo delle rpm ma, anche e soprattutto, della tipologia di percorso. In termini di massima spinta tangenziale, il pedalare in salita a una data pendenza è totalmente differente dal farlo in pianura. Proporre una corona ovale in atleti che competono in MTB o in Granfondo su strada potrebbe apportare beneficio in alcune condizioni di gara, non necessariamente in tutte. 

CONCLUSIONI...

Non tutti i ciclisti possono trarre beneficio nel montare una corona ovale e, ad oggi, non esistono evidenze scientifiche "solide" a favore delle Q-Ring. Se esiste un effettivo miglioramento nella meccanica di pedalata, non è detto che rifletta un minore costo energetico. Tuttavia, valutare il singolo caso, e nello specifico il modello di gara, può evidenziare l'effettivo beneficio del Q-ring. In conclusione adottare una corona ovale può essere utile, ma solo se si analizza il profilo dinamico e il modello di gara dell'atleta.

BIBLIOGRAFIA:

  •  BIOMECCANICA APPLICATA AL CICLISMO: Luca Russo, Antonio Trifilio , Giovanni Stefanìa, Alessio Piccioni, Luca Riceputi; Giacomo Catalani Editore, 2021

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